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L'intervista

Alla scoperta di Jannik Sinner

L'altoatesino è il più giovane top 200 del mondo. Si è raccontato in un lungo speciale tv su Supertennis

29 aprile 2019

"Sarò soddisfatto se diventerò numero 1 al mondo e se continuerò ad essere felice quando sono su un campo da tennis". Ha le idee chiare Jannik Sinner, il terzo italiano più giovane a vincere un match ATP che si è raccontato in un lungo speciale per Supertennis.

La nuova grande promessa del tennis italiano, l'under 18 con la miglior classifica ATP, arriva da Sesto, Val Pusteria, al confine con l'Austria. Pensi al Tirolo, pensi a Seppi. E le affinità non sembrano solo geografiche. "Seppi è un idolo per noi altoatesini, è stato il primo a fare qualcosa di importante nel tennis. Era un onore conoscerlo già quando ero piccolino" dice, “anche se il mio idolo maggiore rimane Roger Federer”. Una foto con lo svizzero l'ha scelta come immagine di copertina sui social, che però usa abbastanza poco. “Mi piace vedere, non metto tante foto” spiega.

Diciassettenne per certi versi peculiare, poco presente sui social, riservato come chi è cresciuto fra le rocce delle Alpi, Sinner ha iniziato con lo sci. Con le piste a due passi da casa, non sorprende di sicuro. Non sciava nemmeno male, a 13 anni era campione italiano di slalom gigante, ed è dai tempi di Alberto Tomba che l'Italia non esprime un campione del mondo di specialità. "Lo sci per me adesso è solo un divertimento quando sono a casa. Gareggiare mi piaceva, mi piaceva andare forte, veloce. Ma una gara di sci dura un minuto e mezzo, forse due, e se commetti un errore è finita. Nel tennis puoi sbagliare, magari non nei punti importanti, ma si gioca molto di più".

La famiglia

Mamma cameriera, papà cuoco, entrambi in un rifugio alpino in Val Fiscalina, Sinner è cresciuto con una chiara educazione al lavoro. "La mia famiglia è molto importante per me, non mi mettono pressione. Io gioco, faccio il mio lavoro. Quando torno a casa mi diverto molto con loro” racconta. Ha anche un fratello, che lavora a Bressanone. “E' stato adottato, ha 3 anni più di me. Sino molto contento di avere un fratello, parliamo di tutto, è molto importante. Ci chiamiamo continuamente, è contento, io lo sono per lui: siamo una squadra”.

In casa, dice, “si parla tedesco. Ci sono anche le scuole italiane da noi, io ho fatto la media che era ancora tedesca, ma frequento una scuola superiore italiana. Devo fare gli esami a fine anno, mi mandano via email materiali per studiare”.

Seppi è un modello per noi altoatesini, ma il mio idolo maggiore è Federer

Giovane e maturo

A 14 anni è arrivato a Bordighera, all'accademia di Riccardo Piatti. "Sono venuto qua, sono andato a casa di Luka Cvjetkovic: sua figlia è come una sorella per me" racconta. "Sono venuto due mesi prima di Jannik, lui a ottobre è arrivato con i genitori, soffrivano anche loro nel lasciarlo da solo” racconta Luka. Per non farglielo pesare, però, l'hanno salutato quasi freddamente. “Lui è rimasto giù con noi, la stessa sera ha chiamato i genitori dicendo: qui starò benissimo. Dava una mano anche in casa, non era mai fermo. Una volta si è rotto il polso facendo atletica, ha lavorato tantissimo su dritto e back di rovescio: dopo quei due mesi di infortunio giocava a tennis meglio di prima".

"Per me è importante che migliori fisicamente, tennisticamente e come ragazzo” racconta Piatti. "Noi cerchiamo non di risolvere i problemi per lui, ma di creargliene: è un processo di crescita".

Sinner, che vive in una casa con altri due ragazzi vicinissima all'accademia in cui spicca ancora il più antico campo da tennis d'Italia, si incorda le racchette da solo. Seguito normalmente anche dal preparatore atletico Dalibor Sirola, gioca 3 ore al mattino e si allena in palestra al pomeriggio con una serie di programmi focalizzato sulla potenza, la forza, la stabilità.

"Quando ho visto Jannik la prima volta l'ho fatto venire a Ortisei. Doveva giocare con Seppi, però non stava bene. Ci ho giocato un'ora, che era meglio se ci giocava Seppi" scherza Massimo Sartori, coach dell'altoatesino. "Era un ragazzino magrissimo coi capelli lunghissimi, rossi. Si muoveva veramente bene, soprattutto dalla parte del rovescio: era leggero, morbido. Lo paragonavo a Monfils. Ci ho messo tre mesi a convincere Riccardo a vederlo. Dopo due secondi mi chiede: come facciamo ad adottarlo?".

Sinner, che si è allenato anche con Novak Djokovic e Borna Coric, ha deciso di salutare il circuito junior dopo i quarti al Trofeo Bonfiglio dell'anno scorso. A livello pro aveva già giocato la finale in un Future, a Santa Cristina di Val Gardena lo scorso agosto, persa contro il tedesco Peter Heller. Ha vinto le prime partite in un Challenger a Ortisei del 2018. Poi quest'anno ha iniziato la stagione con l'exploit a Bergamo dove ha sconfitto Lukas Miedler, Salvatore Caruso, Viktor Galovic, Gianluigi Quinzi, Tristan Lamasine e Roberto Marcora: ha vinto così il suo primo titolo Challenger alla prima finale disputata. 

 

Indizi che se non fanno una prova intanto iniziano a tracciare una strada ben definita. Il successo di Bergamo dice che Sinner il tennis per essere a questo livello ha dimostrato di averlo. Le basi ci sono, e sembrano molto buone. È un competitor nato, che non pensa alla classifica ma brucia le tappe. E si proietta lontano.
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