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Sofya Zhuk non gioca un match ufficiale dalla sconfitta al 1° turno di Wimbledon, è crollata al n.363 del ranking mondiale e sembra aver perso ogni motivazione nei riguardi del tennis. Vinse i Championships nel 2015, nel 2018 la prima finale WTA. Ha solo 20 anni…
di Gabriele Riva | 15 gennaio 2020
Non è tanto il fatto che non giochi un match ufficiale nel circuito dal luglio 2019, il primo turno di ‘quali’ a Wimbledon. E nemmeno che il suo ranking sia precipitato come un titolo tossico in borsa, dal n.116 del dicembre scorso al n.363 di oggi. No, non è neanche che mentre il mondo del tennis annaspa respirando a fatica a Melbourne lei sverni al sole delicato di Miami Beach.
Parlando di una millennial come Sofya Zhuk l’indizio più grosso viene dal suo curatissimo e aggiornatissimo profilo Instagram, sul quale non appare una foto ‘tennistica’ da più di sei mesi. Il tutto nonostante la bella russa veleggi a una media di un post al giorno, stories escluse.
Sofya Zhuk, per chi non ne avesse mai sentito parlare, era la grande stellina del tennis russo. Forte, ‘cattiva’ in campo, atletica e bellissima al tempo stesso: la nuova Sharapova, come titolarono alcuni giornali milanesi quando nel 2013 vinse il 49° Torneo dell’Avvenire, sulla terra rossa del Tc Ambrosiano di Milano.
Due anni più tardi vinse anche il titolo di Wimbledon Junior, nel 2015. Il che sembrava proiettare la biondissima di Mosca, tennisticamente trapiantata e cresciuta nelle Accademie degli Stati Uniti dopo una parentesi con Justin Henin, verso un futuro da teenager terribile nel circuito.
E a dirla tutta, sulle primissime, nulla lasciava presagire il contrario. Perché Sofia sul circuito c’è arrivata ben benino, ha pure raggiunto la prima finale della sua rapida carriera nel gennaio 2018, a 18 anni.
Era un torneo da 125 mila dollari: ok, niente a che vedere con Coco Gauff, però un qualche profilo di futuro tennistico in lei si scorgeva ancora.
Quell’anno lo chiuse col best ranking (116 appunto) e con pochi scalini ancora da fare per aprire la porta delle Top 100.
Ma le conferme ad alti livelli non sono mai arrivate, e quei gradini si sono appiattiti fino a diventare uno scivolo di ghiaccio. E pensare che le ambizioni erano chiarissime, fin da piccola. Quell’Avvenire, a Milano, lo vinse da 14enne, quasi passeggiando.
“Ho incontrato Masha, una volta, a Mosca - diceva all’epoca quella bambina con le braccia esili -, è il mio idolo e voglio diventare come lei”. C’era da crederle, per il piglio con cui lo sosteneva e per la concentrazione che dimostrava dentro e fuori dal campo.
Il top e i leggings da campo, con l’inconfondibile sfondo verdastro del cemento di Key Biscayne, dove si stava allenando, ha lasciato sempre più spazio ai bikini in spiaggia a Miami Beach. Ai cocktail serali nei club - non di tennis - con le amiche biondissime (loro pure). Alle auto di lusso in giro per Brickell e ai set fotografici, nei quali appare nelle succinte vesti di modella.
La documentazione ufficiale del circuito non segnala infortuni particolari, né passati né presenti. Anche i meglio informati, i talent scout che vivono sul circuito con un occhio di riguardo verso il mondo degli junior l'hanno persa dai radar e ne sanno poco.
Così oggi quell’appellativo di baby, nuova Sharapova che nel 2013 si meritò per risultati e modo di stare in campo suona sgraziato come una chitarra scordata.
Mai dire mai, per carità, ma in questo momento, pur senza scomodare Masha e il suo Career Grand Slam da 5 titoli major, pare che il mondo del tennis con Sofya Zhuk abbia già perso, con inusitato anticipo, anche la sua nuova Kournikova.