-
Cultura e costume

"Vincenti e gratuiti": la rinascita di Pouille conquista la Francia

Torna la rubrica "Vincenti & Gratuiti". Al centro della puntata di oggi la storia di rinascita e passione di Lucas Pouille

di | 30 maggio 2023

Un'esultanza di Lucas Pouille al Roland Garros (Getty Images)

Un'esultanza di Lucas Pouille al Roland Garros (Getty Images)

E poi cantano la Marsigliese. Dopo urla, disperazione, tensione, occhi chiusi, dita incrociate, grida belluine e braccia al cielo, cantano la Marsigliese. Succede di domenica al campo 14 del Roland Garros, uno di quei campi annexes, secondari, dove i posti non sono assegnati e con un po’ di pazienza tremila persone possono seguire alcune partite dello Slam sulla terra rossa.

Tranne i due Centrali e tre quarti del bellissimo Simonne-Mathieu,  ben quindici campi sono aperti al popolo parigino del tennis. Che domenica pomeriggio si era presentato agli ingressi del campo 14 fin dal primo pomeriggio per assicurarsi un posto per quella che sarebbe stata in ogni caso, vittoria o sconfitta,  un’esperienza drammatica. Non solo religiosa.

Su quel campo infatti sarebbe sceso - “ultimo incontro a seguire” secondo programma - il biondo Lucas Pouille, ex stella del tennis francese, ex top 10, la vittoria in Davis (2017),  semifinalista agli Australian Open, quarti agli Us Open e a Wimbledon nel 2016 prima di sprofondare nella terra di nessuno al numero 675 della classifica mondiale. Domenica quei tremila pazienti spettatori - e chissà quanti altri davanti alla tv - sapevano che da lì a poche ore Pouille avrebbe certificato la sua fine tennistica. O la sua resurrezione. Un dramma, comunque. Come accade spesso in quel palcoscenico che è il rettangolo rosso o verde o blu. 

Buona la seconda. Arrivata all’improvviso, dopo anni di buio e depressione, grazie a una wild card per giocare le qualificazioni. Tre vittorie di fila che il pubblico ha seguito e sostenuto con un tasso di partecipazione che ha sfiorato l’identificazione fisica. Poi la prima partita di un main draw di slam (la sua ultima volta era stata nel 2019).

Domenica, appunto. Contro lo stesso avversario già sconfitto due giorni prima nell’ultimo turno di qualificazioni e ripescato come lucky loser, l’austriaco Rudij Rodionov. Dal primo all’ultimo quindici di quei tre set (62-64-63) Lucas è stato accompagnato verso quella che giornali e tv francesi non hanno esitato a definire “la resurrezione”. Fino all’atto finale: i baci al pubblico, le lacrime senza fine del giocatore, le note della Marsigliese che piano piano si sono organizzate negli spalti fino a diventare un coro di tremila persone.

Brividi. Senza dubbio. Chi non ama il tennis e non ne ha assaggiato i meccanismi profondi, è autorizzato a pensare: siate seri, sono altri i motivi per cui si piange, si ride e si canta la Marsigliese.

Ma Vincenti & Gratuiti indaga le pieghe del tennis.  E quella di Pouille è storia rassicurante da accarezzare nei momenti tristi. E bui. appunto.

Il “Vincente” è essere tornato, quattro anni dopo e un viaggio all’inferno. Il tennis, il gesto tecnico, non è mai stato un problema di Pouille. E la tecnica alla fine ha avuto poca importanza domenica sul campo 14 del Roland Garros. “Quando hanno attaccato la Marsigliese - ha detto poi in conferenza stampa - ho iniziato anch’io a cantare con loro. Sarei rimasto in campo il più a lungo possibile per vivere queste emozioni e godermi ogni minuto al loro fianco”. Dice che sui social e in giro per il site la gente lo ferma e gli dice: “Siamo così felici per te”. E’ la prima volta, in dieci anni, che un giocatore così basso in classifica (675) riesce a qualificarsi per il secondo turno di uno Slam.

La sua ultima vittoria in un Grande Slam risale al 2019 agli US Open. Pouille non ricorda più nemmeno contro chi giocò. All’Equipe ha confessato il suo tunnel privato. Tutto è iniziato nel 2020 con un problema al gomito. Poi sono arrivati i pianti ogni volta che perdeva un match. “Ho iniziato a vivere il mio lato oscuro e ad entrare in una depressione che mi ha portava a dormire un’ora a notte e a bere da solo. Stavo sprofondando. Avevo detto stop. Nella mia testa era finita. Non ho visto un singolo punto di tennis fino a ottobre (2022, ndr) e stavo per buttare tutto. Quando ho deciso di tornare stavo andando a sbattere contro un muro. Sono contento di essermi fermato al momento giusto prima di crollare del tutto. Il tennis è la mia vita e la stavo buttando”.

Essere arrivato al bordo del precipizio è qualcosa che può dare molta forza. “Mi dà energia” confessa Pouille.

Arrivare fin lì a volte è necessario.

Nell’interessante saggio “La racchetta di Freud” dello psichiatra Paolo Catanzaro si spiega come “gli attacchi di panico siano assai frequenti soprattutto negli sport individuali”. Il tennis è lo sport individuale per eccellenza. Il panico in questi casi ha a che fare con “la paura di sfigurare, di non essere all’altezza dell’opinione che si vuol dare di sé”. Ha a che fare con l’autostima.

Pouille tornerà in campo, domani, mercoledì. Sempre sul campo 14. Avrà contro il top 15 l’inglese Cameron Norrie. D’ora in poi Pouille, sposato con la bellissima Clemence e padre della piccola Rose di due anni, può solo tirare vincenti. Di gratuiti ne ha sprecati fin troppi. 

Lorem ipsum

Loading...

Altri articoli che potrebbero piacerti