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La racchetta per molti giocatori rappresenta un pezzo di sé: spaccarla significa prendere le distanze da una parte - negativa - con la quale non si vuole avere niente a che fare in certi momenti. Vediamo perché
di Marcella Marcone * | 05 agosto 2019
* psicoanalista e psicoterapeuta
Spaccare la racchetta è un comportamento che si nota a tutti i livelli del mondo tennistico, dai dilettanti ai professionisti, basti pensare – per i protagonisti del circuito Atp - a giocatori come Marat Safin, Ernests Gulbis o Goran Ivanisevic. Questi grandi campioni, probabilmente, avrebbero ottenuto risultati ancora migliori se avessero lavorato sui motivi che li portavano ad avere questi comportamenti in campo.
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Non sono pochi i giocatori che 'coccolano' la propria racchetta: prima di giocare la tengono in mano per scaldarla oppure le parlano, considerandola una vera e propria parte di loro stessi. Ma anche la racchetta spaccata è una parte di se stessi, una parte però negativa con la quale non si vuole avere niente a che fare in certi momenti. Ecco perché la si scaglia, la si distrugge, quasi a rifiutare ed eliminare la parte peggiore e brutta di sé.