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Campioni internazionali

Thiem, il nuovo Ringo Starr nei Beatles del tennis?

Dominic Thiem, numero 3 del mondo, ha perso tre finali Slam negli ultimi due anni, due al Roland Garros contro Rafa Nadal, l'ultima all'Australian Open contro Novak Djokovic. A New York, l'austriaco si presenta come più autorevole sfidante del serbo nella corsa al titolo

di | 19 agosto 2020

Dominic Thiem, nunmero 3 del mondo e finalista all'Australian Open 2020

Dominic Thiem, nunmero 3 del mondo e finalista all'Australian Open 2020

Insieme a Novak Djokovic e Rafa Nadal, Dominic Thiem è l'unico giocatore già matematicamente sicuro di essere a Londra per le ATP Finals, visto il sistema di classifica post-coronavirus. Il 2 marzo, due settimane prima che il ranking fosse congelato fino alla ripresa del gioco, è salito al numero 3 del mondo, suo best ranking a lungo inseguito. 

Dal 2009, solo nove giocatori sono riusciti a entrare in un regno occupato per la maggior parte del tempo da Novak Djokovic, Roger Federer e Rafa Nadal, i tre dominatori del tennis in rigoroso ordine alfabetico.
 
Allargando l'orizzonte, è solo il diciottesimo giocatore a salire al numero 3 del mondo dal 25 luglio 2005. Da allora, i primi due posti sono sempre stati occupati da componenti dei Fab 4, due fra Federer, Djokovic, Nadal e Andy Murray. Magari non l'avrà mai sentito, ma Thiem capisce bene come si sente il cantante dei Pinguini Tattici Nucleari rivelazione di Sanremo, Ringo Starr in un mondo di John (Lennon) e di Paul (McCartney).

Ringo Starr, entrato nella Hall of Fame del Rock and Roll, resta uno dei migliori batteristi di tutti i tempi, 14mo in questa classifica per la rivista Rolling Stone nel 2011. Altrimenti non avrebbe suonato con il quartetto che ha cambiato la storia della musica. Oggi Thiem gioca alla pari con i Beatles del gioco. 

Per quattro stagioni di fila, ha battuto almeno una volta il numero 1 del mondo. E' uno dei due giocatori ad aver battuto Nadal almeno quattro volte sulla terra battuta, anche se re del Roland Garros l'ha sconfitto due volte in finale. E' arrivato vicino a piegare Djokovic nella finale dell'ultimo Australian Open. Ma vicino non è ancora abbastanza.
 

Il nuovo Thiem è più offensivo

Thiem è ancora in una terra di mezzo. E' forte, in questo momento il più forte "degli altri" (Fab 4 a parte), ma non è ancora grande. E' giovane, ma non più giovanissimo, e ha visto il meglio della prossima generazione, la Next Gen, passargli avanti, quando ha perso da favorito la finale delle ATP Finals 2019 contro Stefanos Tsitsipas in una serata da fantasia al potere.

Primo austriaco ad arrivarci alla finale del Masters, dove nemmeno il mentore Thomas Muster si era spinto, Thiem sta evolvendo in un giocatore più offensivo. Merito del potere persuasivo di coach Nicolas Massu, che ha capito come incanalare l'energia e come orientare un tennis bisognoso di forza per essere efficace: l'ha fatto divertire.

"E' più versatile dal lato del rovescio" ha detto Patrick McEnroe, come riporta il sito dell'ATP. "Usa di più lo slice, accelera di più in lungolinea, colpisce in anticipo e con i piedi vicini alla riga da entrambi i lati per chiudere il punto".
 

Dominic Thiem è il nono giocatore a raggiungere il posto di numero 3 del mondo dal 2009

Durante il lockdown, ha organizzato e giocato esibizioni. Si è anche concesso un giro a tutto gas al Red Bull Ring, il circuito sulle colline della Stiria che ha ospitato i primi gran premi della stagione 2020 di Formula 1, con l'ex pilota Patrick Friesacher. 

Massu l'ha osservato a distanza, era in quarantena in Cile, e ha avuto conversazioni quasi quotidiane con lui e papà Wolfgang. "Dominic non è più un teenager, ha 26 anni, difficilmente si vedranno grandi cambiamenti nel suo tennis" ha ammesso il cileno. Ma è anche vero che l'evoluzione, nei dettagli e nelle strategie, è il segreto del successo dei Fab 4, oggi Fab 3. Nadal non gioca più tanto dietro la riga come all'inizio della carriera, anche Djokovic dominatore negli scambi medio-lunghi, chiude la gran parte dei punti entro i cinque colpi.
 
L'austriaco ha abbracciato il percorso con la stessa tenace forza di volontà di sempre, consapevole che Massu ha fatto scattare qualcosa di importante. "Ha reso il mio tennis meno prevedibile" ha ammesso.

Come tutti i giocatori dalle motivazioni forti, che non si fanno abbattere dalle sconfitte nelle grandi occasioni anche se l'esperienza li porta a "fallire ancora, fallire meglio", Thiem punta a vincere uno Slam prima che i tre assi pigliatutto si ritirino. Perché un major vinto con i campioni in attività vale di più, ha detto. Così c'è più gusto.

Però, per restare all'analogia musicale con i quattro di Liverpool, Thiem non ha la presa di John (Lennon), non ha il vellutato fascino di Paul (McCartney), non mostra nemmeno, magari per timidezza, certe profondità di George Harrison. E fu proprio una canzone firmata da lui, "Don't bother Me", a suggerire a Tony Barrow il soprannome di "The Fabulous Foursome" (il favoloso quartetto) per i Beatles.
 

Dominic Thiem con il trofeo del China Open conquistato a Pechino nel 2019

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Thiem punta i Fab 3

Le sconfitte dell'anno scorso contro Tsitsipas a Londra o contro Matteo Berrettini al Masters 1000 di Shanghai, rappresentano altrettanti indizi, che un dato rende ancora più evidente. Tra i giocatori oggi fra i primi dieci del mondo Thiem è solo settimo per percentuale di vittorie contro un top-10. Ha vinto il 41,5% di queste partite: peggio fanno solo Daniil Medvedev, Gael Monfils e David Goffin. Djokovic, Nadal e Federer superano abbondantemente il 60%.

Ha vinto tanto l'anno scorso, cinque titoli ATP in dodici mesi. Ma come al Chelsea a lui tanto caro, gli manca quell'aura che trasforma il rispetto in timore, che ti fa scendere in campo già in vantaggio prima di scambiare la prima palla. Quel qualcosa in più che differenzia i John e i Paul dai Ringo Starr.
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