Chiudi
Penultima tappa del nostro viaggio nella storia dello US Open. Riviviamo il primo decennio degli anni 2000: gli ultimi indimenticabili duelli Agassi-Sampras e i cinque titoli di fila di Federer, il Career Grand Slam di Nadal, i duelli Serena-Venus e molto altro
di Alessandro Mastroluca | 26 agosto 2024
Nel 2000 il futuro si ripresenta a New York. "Finale del torneo, Sampras in gran forma e recente vincitore per la settima volta a Wimbledon; dall’altra parte della rete c'è il russo Marat Safin, n.7 del mondo - racconta Enzo Anderloni -. Però appena iniziano le danze ci si accorge che c’è qualcosa che non va. O meglio qualcosa cui non eravamo abituati. Quando Sampras picchia il suo diritto, dall’altra parte della rete non succede alcunchè. Safin lo accoglie nella racchetta come nulla fosse e rimanda la palla di là, ancora più veloce, in scioltezza. Il ritmo del russo è più alto, la palla sempre profonda e sempre meno prevedibil (...). E’ Sampras a essere quasi sempre in ritardo, a non avere margine, a sbagliare o a venire trafitto continuamente. Il risultato finale fu scioccante: 6-4 6-3 6-3 per Safin. La fine di un’era, anche se Pistol Pete avrebbe vinto ancora uno Us Open, due anni dopo, con un romantico e formidabile colpo di coda del passato".
Tra la sconfitta contro Safin e la sua Last Dance, Sampras gioca contro Agassi il classico che più di tutti traccia il senso della loro rivalità e della loro eredità. E' il 6 settembre 2001, l'Arthur Ashe Stadium è strapieno, le Torri Gemelle si stagliano ancora sullo sfondo nel cielo di New York. Per 52 game senza nemmeno un break, si danno battaglia in una delle migliori partite di sempre. Vince ancora Sampras, 67(7) 76(2) 76(2) 76(5). In tre ore e 52 minuti hanno giocato lo stesso numero di tie-break che si erano registrati negli otto precedenti confronti diretti negli Slam.
"Nei punti importanti devi giocare al meglio e Pete l'ha fatto - ha detto Agassi -. Ma io ho mancato un paio di colpi che in altre situazioni non avrei sbagliato. Ma devi tenere in conto anche l'intensità della partita. Devi considerare anche la sua posizione in campo su un paio di diritti più corti. Sentivo che non potevo limitarmi a giocare un colpo solido, dovevo entrare in campo e vincere il punto, tirare un vincente".
"Prima della partita ero convinto che sarebbe diventata un classico, e penso che lo sia - ha detto Sampras subito dopo il match -. L'atmosfera è stata fenomenale, il match è stato tiratissimo. Non credo che avremmo potuto giocare meglio". Per la cronaca, Sampras si fermerà in finale, battuto in tre set da Lleyton Hewitt.
Sampras, Agassi e quel duello indimenticabile
Un anno dopo, sono tutti convinti che lo US Open del 2002 sia per lui l'ultima vetrina possibile: i fatti daranno loro ragione. Il torneo lo racconta così Luca Marianantoni.
"[Il sorteggio oppone Sampras] al terzo turno a Greg Rusedski: cinque set diluiti in due "night session" per colpa della pioggia. Divampa la polemica: "Ho perso io, non ha vinto lui, mi sorprenderei se passasse un altro turno" dice l'anglo-canadese. La risposta di Sampras è secca: "Contro di lui non è stato necessario giocare meglio o essere più veloce". Il campo dà ragione all'americano che batte Haas, ridimensiona Roddick e supera Schalken in semifinale. A separarlo dal 14° Slam c'è il rivale di sempre, Andre Agassi, che impiega 3 ore per spazzare via Hewitt.
L'8 settembre 2002, a tre giorni dal primo anniversario della tragedia del World Trade Center, Pete Sampras e Andre Agassi danno vita all'ultimo atto della loro rivalità. Dal 3-3 del primo set Sampras fa il vuoto (vince 8 dei successivi 10 game) con la solita combinazione servizio-dritto. Avanti due set, Sampras si perde un po' sulla fine del terzo quando manca cinque palle per approdare al tie-break. Agassi sembra avere più birra in corpo, arriva alla doppia palla break sul 2-1 del quarto e ancora sul 4-3. Sampras sembra vacillare ma Agassi non riesce ad approfittarne. Pistol Pete resiste, fa il break e chiude con l'ultima volée di rovescio. Con 33 ace, 84 vincenti e 10 palle break annullate su 12, Sampras firma l'ultima vittoria di una carriera leggendaria".
Il 2003 incorona Andy Roddick, ultimo giocatore di casa nell'albo d'oro dello US Open in singolare maschile e ultimo statunitense numero 1 del mondo. Poi per cinque anni c'è solo un nome nella lista dei vincitori dello US Open in singolare maschile: Roger Federer. Il libro dei record del tennis dice che solamente quattro volte, nell’era Open, è successo che un giocatore sia riuscito a vincere per cinque anni di fila lo stesso torneo del Grande Slam.
È capitato a Bjorn Borg a Wimbledon (1976-1980), a Rafael Nadal al Roland Garros (2010-2014) e due volte a Roger Federer, sull’erba di Church Road (2003-2007) e, appunto, a Flushing Meadows. La storia di quei cinque anni da leggenda l'abbiamo raccontata qui .
Allo US Open 2009 lo svizzero è il grande favorito per eguagliare la striscia di sei titoli consecutivi di Bill Tilden (1920-25). Il 14 settembre Federer entra sull'Arthur Ashe con Juan Martin Del Potro, che lo sovrasta di tredici centimetri. Il resto è storia di una protesta diventata epocale, di una vittoria diventata leggenda. Del Potro vince 3-6, 7-6(5), 4-6, 7-6(4), 6-2: è il primo campione argentino a trionfare allo US Open a Flushing Meadows in singolare maschile. Non se ne vedeva uno, infatti, da Guillermo Vilas che vinse l'ultima, pazza, edizione a Forest Hills nel 1977.
"E' difficile spiegare questo momento - spiega in conferenza stampa -. Ho sognato di vincere questo trofeo fin ds quando ero piccolo. Ho realizzato il mio sogno davanti a un pubblico straordinario, è tutto perfetto. Tornerò a casa con il trofeo, è la sensazione più bella che abbia mai provato in tutta la vita". Federer, che ha perso 6-2 al quinto set in finale anche all'Australian Open 2009, è elegante nella sconfitta. "Ho vinto due finali Slam e ne ho perse due quest'anno - dice -. Certo mi sarebbe piaciuto vincerle, ma in questo 2009 mi sono sposato e sono diventato padre per la prima volta. Non so che altro potrei chiedere di più". Da allora non ha più trionfato allo US Open.
Federer annuncia l'addio: tutto il meglio della sua carriera
Il secondo decennio degli anni Duemila inizia con la prima finale a New York di Rafa Nadal, la sua quindicesima in uno Slam. Primo spagnolo a giocarsi il titolo in singolare maschile allo US Open dal 2003, sfida in finale Novak Djokovic. Gioca un tennis che per lunghi tratti sarebbe difficile non definire perfetto, arriva anche a completare 40 punti di fila senza mai commettere un errore gratuito. In una finale rinviata al lunedì a causa della pioggia, e di nuovo interrotta per il maltempo sul 4-4 nel secondo set, Nadal vince 64 57 64 62. E' il secondo giocatore a vincere almeno due volte tre Slam su tre superfici diverse dopo Mats Wilander e il terzo campione spagnolo allo US Open dopo Manolo Santana (‘65) e Manuel Orantes (‘75). E' il settimo giocatore a trionfare almeno una volta in tutti i major, impresa riuscita prima di lui solo a Don Budge, Roy Emerson, Fred Perry, Rod Laver, Andre Agassi e Roger Federer. E' soprattutto il più giovane che sia mai riuscito nell'impresa. "Tanti giocatori dicevano che Nadal non potesse vincere lo US Open, perché giocava con tanto top-spin o per il suo tennis troppo fisico - commenta a caldo Toni Nadal, suo zio e allora anche suo coach -. Da adesso, avranno meno da ridire".
22 volte Rafa, tutti gli Slam di Nadal
Il nuovo millennio si apre, nel torneo femminile, si apre con il trionfo di Venus Williams davanti a Bill Clinton, primo presidente USA in carica che abbia assistito al torneo. Venus succede a Serena nell'albo d'oro. Sono le prime sorelle a poter vantare almeno un titolo allo US Open. Un anno dopo, saranno le prime sorelle a sfidarsi in finale nella storia del torneo. La USTA decide di programmare la finale femminile, per la prima volta nella storia degli Slam, in sessione serale. Negli USA va in prima serata in televisione. La guardano 22,7 milioni di telespettatori, è il programma più visto della serata negli Stati Uniti. Vince Venus 62 64.
Serena torna a vincere nel 2002 contro la sorella Venus, come già successo quell'anno in finale al Roland Garros e a Wimbledon. Si impone 64 63: è il suo primo titolo Slam da numero 1 del mondo.
La cerimonia di premiazione dello US Open 2002 (Getty Images)
Non tornerà più in finale fino al 2008. Nel suo percorso spicca l'ottavo di finale contro Venus, 17mo confronto tutto in famiglia. Venus non sfrutta due set point nel tie-break del primo set, tre nel nono gioco del secondo set, un altro nel dodicesimo, altri tre nel tie-break del secondo set. Serena vince sei degli ultimi sette punti e passa in semifinale. Batte Dinara Safina e va a sfidare la serba Jankovic: in palio il titolo e il posto di numero 1 del mondo. Williams si impone 64 75, forte di 44 vincenti a 15, nonostante 39 errori contro 22. "Serena è una grande atleta, è molto più potente della gran parte delle giocatrici. Contro di lei devi essere al massimo" ammette Jankovic.
A dominare la scena in quegli anni solo le due belghe Kim Clijsters e Justine Henin. Clijsters vince nel 2005, primo anno con i campi dipinti di blu, nel 2009 e nel 2010; Henin nel 2003 e nel 2007. In questo periodo d'oro fa eccezione il 2004, l'anno della finale tutta russa vinta da Svetlana Kuznetsova su Elena Dementieva, giocata l'11 settembre. Kuznetsova entra in campo con il cappello del Fire Department of New York, il dipartimento dei vigili del fuoco; Elena Dementieva con quello del New York Police Department. Dopo la partita entrambe ricordano gli eroi e le vittime dell'attacco alle torri gemelle e i bambini morti undici giorni prima nel massacro della scuola di Beslan, in Russia.
Non ci sono commenti