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Le storie

Lungo la Senna/2: Lo stupore della notte

Sulle note di canzoni senza tempo. Dal forfait di Sinner ad un sorteggio non esattamente benevolo per gli azzurri. Dall'ostinazione di Nadal ad una "draw cerimony" con ospiti "vintage", due dei qualli hanno già annunciato di essere all'ultimo torneo

di | 25 luglio 2024

Nel cuore, continuano a entrare ospiti indesiderati. Amici della padrona di casa, la signora mestizia, che si è impossessata dell’immobile qualche ora fa e non vuole saperne di sloggiare. Anzi, organizza aperitivi che ci auguriamo non diventino cene in piedi (ma esistono ancora? Forse solo in certe commedie anni ’80). Per dire che all’afflizione generata dal ritiro di Jannik si è aggiunta la preoccupazione per gli accoppiamenti regalati (perché? non dovevate) dal sorteggio dei tabelloni: poteva andare meglio in cinque su cinque, en plein Italia, nemmeno Dorothea Wierer (per i tennis only addicted, parliamo di biatlon) avrebbe osato tanto dal poligono.

Ce ne sarebbe per riempire un bel cahier de doléances (qui sempre attuali), ma a cosa servirebbe imprecare? E del resto, come disse Luciano Spalletti in uno dei suoi momenti poetico-esistenziali per cui varrebbe la pena pagare un biglietto, “uomini forti, destini forti”. Peccato che i suoi ragazzi non lo abbiano capito. Filippo Volandri saggiamente va più di prosa, e ripetutamente sollecitato sull’assenza di Sinner che ha scombussolato – per tenerci bassi anche noi – i suoi piani, continua a ripetere: “Ormai ci sono abituato”.

E’ la dura vita del capitano non giocatore, versione tennistica del commissario tecnico: “Fare con quello che si ha”. Che non è poco, e Filippo sarà bravo a valorizzare, anche se questa benedetta Olimpiade, ogni giorno che passa, appare come il padre nella celebre canzone di Venditti: una montagna troppo alta da scalare. 

Esattamente come il Philippe Chatrier (lo sapete tutti, ma meglio circostanziare: è il campo Centrale del Roland Garros, una roba da lasciare a bocca aperta per minuti) si presenta all’entusiasta – e ingenuotto, di solito viaggiano in coppia come i carabinieri – avventore capitato per la prima volta tra questi viali geometrici (qui, come nella Bologna di Dalla, in effetti, non si perderebbe neanche un bambino). 

Se si arriva in cima, il premio è più gratificante dei punti garantiti da un gpm di hors catégorie (siamo passati al ciclismo, e qui è subito Paolo Conte, Bartali, il naso triste e i francesi che si incazzano…): all’ultimo piano c’è uno splendido bar con affaccio a strapiombo sul campo, dove i giornalisti sono i benvenuti (roba rococò, che non s’usa più).

Rafael Nadal (foto Getty Images)

Stiamo divagando. Ci si augura che in questa grande immensità, come nella canzone di Don Backy e Mogol – straziante nella versione di Johnny Dorelli – qualcuno pensi un poco a questi ragazzi. Se lo meritano. Ci tengono. E ci credono. A proposito di fede – cieca, totale, assoluta -, guardiamo allenarsi il signor Nadal con il rispetto per ciò che è stato e l’ammirazione per ciò che è: un ostinato. Ricorda un numero dieci del calcio che non ebbe la fortuna di trovare un Alcaraz per spalla né un’Olimpiade da vincere per provare un ultimo brivido e bruscamente abbandonò le scene, gli spensero la luce e lo colse, impreparato, lo stupore della notte (e non poté nemmeno telefonare…). Dicevamo di Nadal, guest star del sorteggio sopracitato, con quell’altro capitano di lungo corso di Murray (non un sorteggio per next gen, diciamo): giustamente, al loro cospetto, il presidente di Itf (International tennis federation) Haggerty chiama la standing ovation degli astanti, Nadal ringrazia, un po’ stanco di questi omaggi che ritiene prematuri (ostinato), augurandosi che siano il prologo di quelli che verranno tra qualche giorno, se avrà infiammato lo Chatrier in coppia con Carlitos (il favoloso brigante del tennis). Beati loro.

I tennisti presenti alla cerimonia del sorteggio: sa sinistra Murray, Kerber, Nadal, Svitolina e Wawrinka (foto (Getty Images)

Qui, dal Roland Garros, è abbastanza. Le ore scorrono liete, anche troppo (qualcuno dice che bisogna apprezzare il valore della noia, bah), chiusi i corner (meno elegantemente detti punti ristoro), scarseggiano acqua e caffè, per non dire di una qualche forma di cibo, situazione ideale per mantenere la linea. L’elettricità che si respira nel cuore della città nell’attesa di una cerimonia d’apertura che manderà in analisi parecchie persone, è molto lontana. L’eco delle sirene (non di Ulisse, della police francese), non si ode. Dans la ville, sbarcano teste coronate, presidentissimi e personalità di vario genere (e di dubbio gusto) come se piovesse. Ecco, per tornare alla mestizia di cui sopra, potrebbe sempre peggiorare, ad esempio potrebbe piovere. Sabato, giorno inaugurale del torneo, ne è annunciata in quantità. Olè.

Lungo la Senna/1: Paris, je t’aime

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