Il Profilo
Quando a 19 anni ha battuto Nadal sul Centrale di Wimbledon, guadagnandosi un posto nei quarti di finale da numero 144 del ranking ATP, il mondo del tennis credeva di essere di fronte al numero uno del futuro. Perché nel tennis di Nick Kyrgios c’è tutto: potenza, classe, un fisico perfetto e una dosa immensa di talento. Il problema, emerso più avanti, è che all’australiano di padre greco e mamma malese manca completamente la capacità di essere professionista per 24 ore al giorno, per 52 settimane all’anno.
Così, a cinque anni di distanza, quel famoso quarto di finale ai Championships è rimasto il suo miglior risultato. Kyrgios è “bloccato” intorno alla 30esima posizione della classifica, con un best ranking da n.13 e una carriera che ha fatto parlare soprattutto per i comportamenti fuori dagli schemi, fra racchette distrutte, incontri persi di proposito, multe, squalifiche, liti con gli spettatori e tanto altro ancora. Titoli ATP? Sei, uno qua e uno là, come dei lampi per ricordare (e ricordargli) di cosa è capace il suo tennis.
Insieme a un coach a tempo pieno, che non ha ormai da anni, a Kyrgios manca completamente la continuità, tassello che potrebbe davvero portarlo in altissimo in classifica. Perché quando decide di giocare lo sa fare come pochi, come raccontano le vittorie contro tutti i più forti di oggi, da Federer a Djokovic, da Nadal a Murray. Tutti incontri che fanno aumentare i rimpianti su cosa poteva essere e (almeno sin qui) non è stato. A 24 anni il tempo è ancora dalla sua parte. Ma ciò che sembra mancare sono le intenzioni. Ed è un peccato.