Il Profilo
Ha chiuso la carriera con più soddisfazioni che rimpianti, per un fisico che spesso gli ha creato problemi e per una certa difficoltà a seguire i ritmi del Tour moderno, che richiede tanto allenamento e altrettanti sacrifici. Ma, nonostante non sia riuscito a esprimere a pieno un potenziale enorme, David Nalbandian resta uno dei grandi del tennis di inizio millennio. Al suo attivo l’argentino di Cordoba ha 11 titoli ATP in 24 finali, fra i quali spiccano gli ultimi due Masters 1000 del 2007: Madrid, quando ancora si giocava sul veloce indoor (e dove fra quarti, semifinali e finale batté Nadal, Djokovic e Federer), e Parigi Bercy.
Ma nel suo palmarés spicca soprattutto la vittoria del 2005 alle ATP Finals di Shanghai, quando non doveva essere nemmeno fra le riserve, invece – grazie a vari forfait – riuscì a entrare e vinse il titolo da n.12 del mondo, recuperando 2 set a Federer in una rocambolesca finale vinta 7-6 al quinto set. Lampi di classe come quello hanno sempre fatto montare l’amarezza per una carriera che meritava di più, e invece è terminata nel 2013, senza titoli Slam (la finale del 2012 a Wimbledon è stata il suo miglior risultato) e senza quel trionfo in Coppa Davis che negli ultimi anni di attività era diventato come una missione.
Dotato di uno dei rovesci a due mani più efficaci (e brillanti esteticamente) mai visti su un campo da tennis, Nalbadian ha battuto almeno una vota tutti i big della sua epoca, e ha chiuso la carriera con un totale di 383 incontri vinti nel circuito maggiore. Da quando ha appeso la racchetta al chiodo si è visto davvero raramente nel mondo del tennis, soprattutto perché ha iniziato a dedicarsi alla sua grande passione: le corse automobilistiche. Da anni partecipa al campionato argentino di rally, e nel 2015 – grazie a una wild card – ha preso parte anche alla tappa argentina del mondiale WRC, pur senza riuscire a completarla.