Il Profilo
E’ l’emblema del serve and volley ma anche l’uomo dei record. Nell’affrontare il lungo viaggio nel dorato mondo del tennis il giovane Pete ha messo in valigia di tutto: la battuta più veloce, uno spropositato numero di aces, un nutritissimo numero di titoli (64), la vetta della classifica mondiale (286 settimane), i trionfi di Wimbledon, 762 vittorie da conquistare.
Pete ‘The Pistol’ - come viene chiamato - ha nella battuta il missile aria-terra che non lascia scampo, nella volée e nello smash i colpi del K.O., ma non è una macchina da guerra e tanto meno un robot, bensì un atleta completo, elegante nel gioco e nel comportamento in campo e fuori. Sul suo volto c’è sempre un sorriso, anche quando esce dal campo battuto (raramente) ma mai veramente sconfitto perché i campioni come lui hanno sempre qualcosa da insegnare.
La terra battuta non è il suo terreno, tuttavia riesce ad imporsi a Roma perdendo un solo set al secondo turno contro Alex Corretja e polverizzando Boris Becker in finale. Nel 1989 aveva vinto anche il titolo di doppio con Jim Courier e nel ’93 era stato semifinalista nel singolare.
Nel 2000 conquista il suo ultimo Wimbledon (il sesto) e per due anni non vince più nulla. Dato per finito nel settembre del 2002 si presenta a New York per disputare il suo ultimo U.S. Open. E’ accreditato della diciassettesima posizione del seeding ma il suo canto del cigno è semplicemente spettacolare perché vince il torneo lasciando agli avversari solo quattro set in sette incontri.