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US Open su SuperTennis, la grande storia/4: dominio a stelle e strisce negli anni '50

Quarta puntata del nostro viaggio nella storia dello US Open, torneo trasmesso in diretta su SuperTennis a partire dalle qualificazioni che scattano oggi.

di | 19 agosto 2024

Nel 1946, il mondo del tennis riparte. Pur con tutte le difficoltà che la Seconda guerra mondiale ha lasciato, riprendono Australian Championships, Roland Garros e Wimbledon. Lo US Open, che non si è fermato nemmeno durante il conflitto ma si è comprensibilmente disputato in tono minore, riabbraccia i grandi campioni stranieri. C'è anche un altro elemento a sancire il nuovo inizio nella storia del torneo: gli incontri di singolare vengono trasmessi per la prima volta in televisione, dalla NBC.

Quella prima edizione della nuova era la vince Jack Kramer, precettato come militare durante la guerra, che si conferma campione anche nel 1947 rimontando in finale due set di svantaggio contro Frank Parker. A fine stagione passerà al professionismo, e non potrà più partecipare ai tornei dello Slam, aperti allora solo ai dilettanti.

Kramer, ha scritto Luca Marianantoni, è l'uomo che ha reso il tennis moderno come lo conosciamo oggi. Già da giocatore professionista, mostra una mentalità da imprenditore, "assoldando in un tour itinerante tutti i più grandi campioni australiani e americani degli anni 50 e 60. Il suo progetto, reso fattibile dall'avvento del tennis Open, è quello di dar vita a un circuito, chiamato Grand Prix, che colleghi i principali tornei sparsi per il mondo, con tanto di classifica finale a punti ricavata dai piazzamenti ottenuti dai giocatori nei vari tornei. I punti vengono assegnati in funzione del turno raggiunto e anche della categoria del torneo, stabilita in base al montepremi. A rendere vincente il progetto ci pensa un grande sponsor, la Pepsi-Cola, con la federazione internazionale che dà il benestare, e altre due geniali idee che, da tempo, frullano nella testa di Kramer: oltre al normale montepremi guadagnato a seconda del piazzamento in ogni singolo torneo, il Grand Prix prevede di distribuire una valanga di dollari ai primi 20 della classifica finale e di offrire la possibilità, ai migliori, di partecipare al Masters, un torneo di fine anno con il compito di laureare il "Maestro" della stagione e di fungere anche da passerella finale dei maggiori protagonisti".

Jack Kramer con i giocatori della sua troupe di professionisti

Nell'albo d'oro dello US Open gli succede Pancho Gonzales (1948, 1949). Come Kramer, vince due edizioni consecutive, poi passa al professionismo. Cresciuto a Los Angeles, senza mai aver preso lezioni di tennis, atletico e potente, è uno dei più grandi e più longevi giocatori nella storia del tennis. Gli Slam tornerà a giocarli nell'era Open: la sua carriera terminerà nel 1973.

"Pancho", soprannome che gli ha dato un suo amico ai tempi della high school e che gli resterà attaccato per sempre, aveva uno dei servizi più potenti della sua era. "Vinceva 50 punti grazie al servizio e 50 grazie al terrore" ha detto di lui Kramer, come riporta il profilo dedicato a Gonzales sul sito della International Tennis Hall of Fame.

Gli anni Cinquanta iniziano con un altro successo statunitense. Lo firma Arthur Larsen, che batte in finale Herbert Flam.

Dopo un paio di edizioni vinte dall'australiano Frank Sedgman, che realizza anche il Grande Slam in doppio insieme a Ken McGregor, Tony Trabert ripristina il dominio americano nel 1953, anno in cui verrà considerato il numero 1 del mondo.

Tornerà a trionfare nel 1955, il suo anno migliore, in cui conquista il titolo anche al Roland Garros e a Wimbledon. E' il primo statunitense capace di vincere tre Slam in un anno, dopo di lui ci riuscirà solo Jimmy Connors nel 1974. Nel 1955 conquista 18 tornei e vince 106 partite su 113: è la miglior stagione singola di un tennista "born in the USA" prima del 1984 di John McEnroe. La lezione più importante gliel'ha data suo padre: “Non ha mai smesso di ricordarmi quanto fossero importanti la cortesia e le buone maniere - ha raccontato - Una delle prime cose che mi ha detto è stata: arriva sempre puntuale ai tornei. E poi stringi sempre la mano all'arbitro, ringrazialo per il lavoro che fa, perché il giudice di sedia, i giudici di linea, i ballboys sono una parte importante nell'organizzazione del torneo”. 

In mezzo il trionfo di Vic Seixas, l'uomo dei record che ha giocato 28 edizioni degli US Championships/US Open, dal 1942 al 1969: un record ancora imbattuto. Nella storia del torneo solo Jimmy Connors ha giocato più partite di lui (115 contro 102). "Era un superbo tennista, rispettato e temuto da tutti i suoi rivali. Come Tilden veniva da Filadelfia, come Tilden maturò tardi e come Tilden seppe vincere sia a Wimbledon che a Forest Hills" ha scritto Luca Marianantoni. Nel 1954 ha realizzato il sogno di vincere il torneo di casa a 31 anni e 8 giorni. "Trabert e Hoad, che erano i favoriti, uscirono ai quarti e Vic ebbe una finale agevole contro Rex Hartwig che non aveva le armi e il gioco per impensierirlo".

Nel torneo femminile, il primo torneo del dopoguerra lo vince Pauline Betz, che ha dominato gli US Open nelle edizioni disputate durante il conflitto. L'anno successivo Betz resta vittima di un'ingiustizia ancora oggi difficile da spiegare. La USLTA, la Federazione USA, infatti la squalifica e si priva di una delle sue migliori giocatrici dell'epoca perché accusata di voler diventare professionista. All'epoca, infatti, i professionisti non possono giocare in nazionale o disputare i major. Solo che in questo caso non ci sono prove di contratti firmati, di soldi ricevuti. C'è solo un'accusa, falsa, presentata da Elwood Cooke, il marito di una sua rivale, Sarah Palfrey Cooke. 

L'anno seguente vince Louise Brough in finale su Margaret Osborne duPont: insieme vinceranno il titolo in doppio. Osborne si prenderà la sua rivincita nella finale del 1948, che vince due giorni dopo che suo padre è rimasto ucciso in un incidente stradale a San Francisco.

L'egemonia americana sul torneo prosegue con la seconda e la terza vittoria di Margaret Osborne duPont nel 1949 e nel 1950. Il 1950 è anche l'anno del debutto di Althea Gibson, prima giocatrice nera nella storia del torneo. Abbiamo raccontato qui come si è arrivati a quella rivoluzionaria decisione della Federazione statunitense. E non è l'unica prima volta celebrata in quel 1950. C'è anche il debutto di Ali Teslof, prima arbitra in singolare ai Nationals.

Il 1951 segna l'annuncio di Maureen Connolly che vince i suoi primi US National Championships pochi giorni prima del suo 17º compleanno. Il giornalista Ben Fisher, firma del San Diego Union, paragona i suoi colpi potenti e devastanti alla forza della USS Missouri, la nave americana della Seconda Guerra Mondiale, nota come “Big Mo”. Così, Connolly diventerà per tutti, e per sempre, “Little Mo”. 

Inizialmente mancina, convinta poi a giocare con la destra dal suo primo maestro, ha iniziato a giocare a tennis per ripicca contro sua madre che la vorrebbe ballerina o cantante, e soprattutto non le vuole regalare il cavallo che desidera tanto. 

Connolly, che è testarda come poche, sviluppa un gioco completo e una concentrazione feroce. Diventerà così la prima donna a realizzare il Grande Slam nel 1953. E' un anno di prime volte. Sir Edmund Hillary e Tenzing Norgay sono i primi esploratori a toccare la sommità dell’Everest, mentre Marilyn Monroe campeggia sulla prima copertina di Playboy. 

In Australia, affiancata dal suo nuovo allenatore Harry Hopman, che avrebbe forgiato e guidato le generazioni migliori di tennisti australiani con metodi moderni quanto severi, perde undici game in cinque partite: un trionfo.

A Parigi perde un solo set, nei quarti contro Susan Partridge, che ha da poco sposato il futuro presidente della federazione francese e internazionale Philippe Chatrier. Batte poi in semifinale Dorothy Head e Doris Hart in finale. La ritroverà nella sfida per il titolo a Wimbledon. Entrambe avrebbero definito quella partita la migliore che hanno mai giocato in carriera. Hart è una delle due giocatrici capaci di sconfiggere "Little Mo" nel 1953: ci è riuscita a Roma, dopo aver perso il primo set. C'è ancora lei, quattro volte campionessa Slam, dall'altra parte della rete il 7 settembre 1953. Davanti a 12 mila spettatori, Connolly completa la finale 6-2 6-4 in 43 minuti. Nelle 22 partite necessarie a completare il Grande Slam, ha perso solo un set e una media di tre game a partita.

Little Mo alla fine un cavallo l'ha ottenuto. Si chiama Colonel Merryboy, l'ha ricevuto come regalo dalla città di San Diego dopo la vittoria ai National Championships del 1952. E' proprio in sella al suo cavallo che incontra il suo destino nel 1954, nella forma di una betoniera che la investe. Si conclude così quella che il decano dei giornalisti di tennis Bud Collins ha definito "la più breve delle grandi carriere". Breve sarà anche la sua vita: morirà di cancro a 34 anni.

Maureen Connolly (Getty Images)

L'egemonia USA continua con i successi di Doris Hart (1954 e 1955), Shirley Fry (1956) e i due trionfi consecutivi di Althea Gibson, prima campionessa nera nella storia del torneo. Il primo trionfo risale al 1957. Il 26 agosto, alla vigilia dei Championships, è sulla copertina della rivista "Time". All’esordio gioca due set tirati contro Karol Fageros, poi perde appena dodici game nelle successive quattro partite che la portano in finale. La mattina, a poche ore dalla sfida per il titolo, va a Harlem per farsi sistemare l’acconciatura da un amico parrucchiere poi scende in campo e domina Louise Brough 6-3 6-2 in 50 minuti. Il vice-presidente degli USA, Richard Nixon, le consegna il trofeo. Il suo discorso sulla gratitudine e l’umiltà è accompagnato da quello che Danzig sul New York Times descrive come "il più lungo applauso che si sia sentito da anni nello stadio".

L'anno dopo si ripete e in finale supera Darlene Hard 3-6 6-1 6-2. Riceve il trofeo dal segretario di Stato, John Foster Dulles, e annuncia il suo addio al tennis, ma non allo sport. Nel 1963 1963 diventa una golfista professionista. Entra nella Women’s Professional Golf Association, poi ridenominata Ladies Professional Golf Association, fondata durante la Seconda guerra mondiale, che non aveva ancora annoverato giocatrici di colore. Va avanti fino al 1969. In tutta la sua carriera di golfista, guadagna 24.437 dollari.

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